In Sicilia c’è sempre stata l’aspirazione a un mondo almeno più giusto. Alcuni hanno risolto o hanno creduto di risolvere il problema con l’emigrazione, altri con l’esaltazione mitica di realtà lontane. Questo vale per il “continente”, codesto luogo di un’impossibile alterità, evocatore per i siciliani di un mondo più libero, alieno da pregiudizi, ingiustizie e violenze, dove ciascuno ha coscienza dei propri diritti e li vede rispettati. E’ anche un sogno a contenuto linguistico, l’idea di un’unica lingua a vocazione unificante, capace di rendere uguali: se si parlasse tutti uno stesso italiano, le differenze sociali e culturali sarebbero abolite, si sogna. L’italiano, la lingua italiana, come sogno di giustizia.
Di questo mito del continente, la donna è stata parte integrante. Ci si immaginava che le continentali fossero più libere, più accessibili e prive di pregiudizi; e si andava allora alla ricerca di questa supposta disponibilità delle donne del continente, ma per niente al mondo si sarebbe accettato che tale disponibilità divenisse retaggio anche delle donne siciliane.
Il mito della donna continentale lo si ritrova nella commedia di Nino Martoglio intitolata L’aria del Continente. E’ la storia di un ricco possidente siciliano che al nord conosce una donna tanto meravigliosa da fargli perdere la testa. La porta con sé a Catania, per lei compie mille follie, ed essa diviene subito oggetto d’invidia da parte dei suoi amici: la si ammira, la si invidia, se ne fa il modello di ciò che ogni donna desiderabile dovrebbe essere, ma a un certo punto, all’improvviso, si scopre che quella meravigliosa donna continentale, quella donna che si esprime in italiano, che dunque è fondamentalmente altra rispetto alla siciliana, in realtà è nata nel comune di Valguarnera Caropepe, in provincia di Enna, a pochi chilometri da Catania. Allora il mito crolla, l’amore muore. “Carrapipana” (di Caropepe), grida il ricco possidente; e il grido è l’insulto supremo alla donna che l’ha ingannato. Questa commedia ha avuto un enorme successo in Sicilia, e d’altra parte Martoglio l’aveva elaborata su un’idea di Pirandello, che gliel’aveva ceduta non potendo, per come era stato inizialmente deciso, lavorarci in collaborazione.
Leonardo Sciascia, “La Sicilia come metafora”, Mondadori, Milano, 1979