Il Comune di Valguarnera, negli anni 1980, autogestiva il servizio idrico ed aveva in pianta organica un fontaniere capo che disponeva di tre aiutanti. Uno di questi ultimi aveva la cattiva abitudine di chiedere dei permessi, assentandosi continuamente dal lavoro. Il capo non gradiva questo modo di fare e tra i due non correva buon sangue.
Le cose però non cambiavano e le richieste di permesso continuavano a fioccare. L’ultima fu la richiesta di un’ora per recarsi al cimitero per l’anniversario della morte di un familiare. Vincenzo, il capo, dopo aver sgridato il subalterno per le sue continue richieste esclamò: “Visto che vai al cimitero, lascia questo sacchetto con tre lumini nella mia cappella. Per aprire, basta spingere la porta d’ingresso. E cerca di non perdere tempo”. “Vado e torno” rispose l’aiutante fontaniere, già incazzato per i rimproveri che subiva in continuazione.
Ora, per chi non conosce Vincenzo, bisogna dire che si tratta di una persona che da una vita ne combina di tutti i colori, avendo la mania di organizzare scherzi non solo agli amici ma anche a persone estranee. Ed è per questo che non si riesce a capire come abbia fatto a farla sempre franca.
Così, come al solito, anche quella volta ne pensò una delle sue. Sapeva che quella di recarsi al cimitero era solo una scusa. E così si mise in macchina e si precipitò verso il camposanto. Arrivò prima del suo aiutante, posteggiò l’auto in un posto appartato, entrò nella cappella di famiglia e sistemò le cose in modo da potersi piazzare dietro l’altarino; appoggiò i gomiti sulla lastra di marmo e dopo aver acceso un lumino, fermo come un vero busto di marmo aspettò l’arrivo del subalterno.
Dopo alcuni minuti lo sentì venirere mentre parlava da solo “Sempr ch m bannìa e avèstra ciàia far i survìzza a stu chin r fangu”. Spinse il cancelletto ed entrò nella cappella. Posò il sacchetto con i lumini sotto l’altarino e solo quando si girò per andarsene si accorse di Vincenzo. “Minchia – esclamò – s ha fatt far u bust! Ma è precìs! Pezz d merda, ora aia banniàr s hai curagg”. Vincenzo stava per scoppiare a ridere ma prima si lasciò scappare un forte grido “O strunz!” L’aiutante, per lo spavento, cadde per terra svenuto.
Vincenzo racconta che quello è stato l’unico scherzo di cui si è pentito. Infatti, anche lui si spaventò, perché gli sembrò che l’aiutante fosse morto. Ancora oggi, il malcapitato, sostiene di non ricordare niente dell’accaduto.
Nino Santamaria